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Canto IX, Il Messo Celeste e la Città di Dite.

“Ben m’accorsi ch’elli era dal ciel messo,/e volsini al maestro; e quei fé segno/ch’i’ stessi queto ed inchinassi ad esso”

Un Messo Celeste soccorre Dante e Virgilio, impediti ad entrare nella città infernale di Dite dalla porta chiusa dai demoni. La natura di questo soccorritore è ritenuta “angelica” da pressochè tutti i commentatori. Senza scomodare addirittura l’Arcangelo Michele, ho datto al Messo le fattezze il più possibile prossime a quelle di un “guardiano”. Niente ali. La scena è “ripresa” dall’interno della città di Dite, ed è mossa dalle figure dei dannati e dei demoni agitate dallo spalancarsi del portone e dalle dure parole del messo che ingiunge loro di non creare ostacoli. I demoni: mi sono divertito ad immaginarli attrezzati di ali con natura di “protesi”, sorta di esoscheletri alla “maniera” di tanti “villains” antagonisti dei supereroi DC e Marvel. Ali mutuate da corvi, da uccelli preistorici, da insetti come nel caso del “diavolo” in primo piano, in basso a destra. Ali improbabili, che ubbidiscono quasi solo alle mie esigenze figurative. Mi sono divertito.

Divina Commedia, Inferno, Canto 9, Il messo celeste
Canto 9 dell’Inferno: il messo celeste apre la porta della città di Dite

Acquerello, china, grafite. 45,5 x 53,5.