Dalla "Vocazione di San Matteo", Cappella Contarelli, S.Luigi dei Francesi, Roma. Copia a matita
Del Caravaggio mi interessa la composizione, prima e più dell’uso della luce e della oscurità, anche se chiaramente i due aspetti del suo lavoro sono interdipendenti. Farne una copia non è solo un esercizio di disegno: diventa da subito uno studio della storia dell’opera. Io mi ci sono appassionato.
Ho lavorato su una pessima riproduzione che rendeva poco leggibile la prima figura da sinistra (e si vede!) così come la figura di Gesù. Sono anche evidenti alcuni errori nel posizionamento dei personaggi, ma nel complesso il risultato è stato per me soddisfacente al punto di continuare con questi esercizi di copiatura.
Come procedo nella copia e per le sue proporzioni. Cerco nella struttura le geometrie più significative alle quali faccio poi riferimento per posizionare le figure. Comincio con uno schizzo grossolano, che affino via via finchè “i conti non tornano”. Assolutamente no reticoli vari. Non sarebbe più un esercizio di disegno.
La mia copia è di 45×46 cm. Quasi irriverente considerati i 322x 340 cm dell’originale! Ma è un gioco…

Da "La Cena in Emmaus", Pinacoteca di Brera, Milano. Copia a china
Per quanto realizzata in condizioni di assoluta precarietà (Caravaggio stava scappando da una condanna a morte per omicidio) trovo questa opera, per costruzione, realismo, umanità, preferibile al dipinto del 1601 dedicato al medesimo episodio evangelico. Volevo farne una copia ad acquerello, idea un pò assurda vista l’oscurità della scena. Ed infatti ho deragliato di brutto. Per consolarmi, mi sono divertito di tratteggio con pennino e china su una “previdente” scansione della “matita” iniziale. Al posto dello sfondo buio dell’originale ho lasciato il bianco del foglio. Fatta eccezione per qualche sproporzione (la testa dell’oste, sic!) il risultato mi ha lasciato abbastanza soddisfatto.
Formato dipinto originale: 175×141 cm. La mia copia, ricavata da una fotografia di piccolo formato, è di 58×46 cm

da "Incredulità di San Tommaso", Bildergalerie di Potsdam. Copia a matita.
Più o meno mentre “copiavo” la Cena in Emmaus mi sono imbattuto , su You Tube, in una magistrale lezione di Don Paolo Scquizzato , un attivissimo prete piemontese, dedicata al “San Tommaso” di Caravaggio. La lezione invitava a concentrarsi, nell’esame dell’opera, sulle mani. Mi è bastato: non penso di essere il solo “dilettante” a provare impaccio nel disegnare le mani, e proprio per questo ad impuntarsi nel volerle inserire il più possibile in quello che fa.
La scena è decisamente cruda, con quei tre soggetti (che oggi sarebbe di moda definire degli “scappati di casa”) chini sulla ferita del Cristo e quel dito forzato a prendere coscienza una “difficile” verità. Per me è stato soprattutto un buon esercizio sull sfumato, tutto di tratteggio con micromine.
Formato della copia: 45×61 cm, da una riproduzione grande la metà. L’originale di Caravaggio è di 107×146 cm.

da "I Bari", Kimbell Art Museum, Fort Worth. Copia a matita
Ultimo, per il momento, esercizio su Caravaggio . I Bari, una opera di 10 anni circa precedente la Vocazione di San Matteo. Giovanile, quindi. Ancora composizione geometrica, il gioco delle mani, le espressioni dei volti; una istantanea, insomma, Per me ottimo esercizio, ancora soprattutto di tratteggio. Del tutto inventata la manica destra del giovane che tiene le carte, particolare illeggibile nella riproduzione da me usata.
Difficoltà: il backgammon sulla sinistra e il pugnale del baro in primo piano. Nel quadro del Caravaggio quel pugnale sembra “uscire” dalla cornice. Un effetto difficile da rendere.
Mi sono però divertito (basta poco…) a colorare il “sette di cuori” che il baro tiene infilato nel pantalone.
La mia copia è di 31,5 x 42,5 cm. Da una riproduzione sensibilmente più piccola. L’originale del Caravaggio è 94×131.
